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Maggio 2023

Chicca Morone intervista il Prof. Lino Grandi

Chicca Morone intervista il Prof. Lino Grandi BLAST

“Discorsiva, complessa e affettiva”: con questi tre aggettivi “Lino” definisce la propria scrittura, cioè la propria vita interiore. Una vita non accessibile all’Altro, una vita in cui, ovviamente, l’Io si esprime nella sua integrità con simboli che diventano segni sulla carta. Un ritratto perfetto di chi ha elaborato l’intreccio di intelligenza, volontà e sentimento non apoditticamente, mai banale e attento alle sottigliezze.

Da molti anni è cittadino di quella Torino molto particolare che ha dato vita a iniziative in seguito raccolte non soltanto a livello nazionale, dal cinema alla moda, all’automobile. Torino, la prima capitale d’Italia.

Il professore Lino Graziano Grandi, un sabaudo di tutto rispetto, pioniere di quella psicologia adleriana ancora non troppo conosciuta qui in Italia negli anni Ottanta, è fondatore dell’Istituto di Psicologia Individuale di cui oggi è presidente onorario.

Già presidente della Società Italiana di Psicologia e Religione, Perito della Sacra Rota e del Tribunale Ecclesiastico Piemontese, è direttore scientifico della rivista nazionale “Il Sagittario”.

Chicca Morone: 18 dicembre, la sua data di nascita, cade sotto il segno del Sagittario: la sua rivista letteraria ha proprio questo titolo…

Lino Grandi: Una forte attinenza affettiva potrebbe averla, ma in realtà più che l’aspetto del segno zodiacale è l’immagine della freccia lanciata nel futuro, elemento che tiene conto del passato, anche remoto, ma che è proiettato in un futuro di speranza, speranza di cui in questo periodo sentiamo forte il bisogno.

C.M.: Centauro che scaglia la freccia indicando il percorso?

L.G.: Chirone, non tanto come guaritore ferito, ma come saggio che trasmette non nozionisticamente, ma coscientemente con la riflessione e l’elaborazione i propri principi, il proprio pensiero.

C.M.: Mezzo animale e mezzo uomo: oggi quanto l’istintualità – rappresentata dal cavallo – è vissuta come problematica?

L.G.: L’aspetto dell’istintualità è stato per millenni castrato da un’impostazione che potremmo far risalire in parte all’ebraismo e in particolare al pensiero cristiano che ha colmato la cultura per secoli da parte di San Paolo. Un discorso non in linea con la visione del Cristo più aperta nei confronti del corpo e delle espressioni corporali.

San Paolo fa una distinzione netta tra la parte più valida ed elevata che è lo spirito e la parte più bassa che lo spinge verso il corpo. I maligni dicono che questa diversificazione fosse legata alla sua non proprio prestante presenza fisica, oltretutto colpita da eczemi.

C.M.: L’istinto oggi è tenuto molto nella zona d’ombra?

L.G.: L’aspetto istintuale è una parte molto importante del pensiero psicanalitico e per me soprattutto perché ho mosso i primi passi particolarmente centrato sul mondo intrapsichico. Negli anni Ottanta ho portato l’attenzione di quanto sia importante l’esigenza di mettere in relazione l’intrapsichico con l’etero psichico perché non si può non considerare ciò che accade nella globalità della persona, scoprendo le zone d’ombra che ognuno di noi ha.

Viviamo in un periodo molto particolare perché, se da una parte l’istintualità è molto sollecitata, nello stesso tempo è castrata.

Mai avute tante lamentele come da 5/6 anni a questa parte di giovani coppie con una considerevole riduzione dell’attenzione di un sesso verso l’altro. Forse è legata all’individualismo imperante oggi, agli aspetti narcisistici coltivati attualmente. Poi è diffuso il timore di non essere sufficientemente prestazionali. In realtà bisognerebbe rivolgere una certa attenzione a questa problematica.

C.M.: San Paolo sostituisce la parola “errore” che prevede una sperimentazione con “peccato” che implica giudizio…

L.G.: Peccato è in relazione con l’errore ed errare ci riporta al camminare: si tratta di vedere se questo tipo di cammino segue, come insegna la psicologia individuale, un teleologismo, cioè un andare avanti, un progredire – e torniamo al Sagittario – ordinato e proiettato verso l’espressione delle parti migliori di noi.

C.M.: Oppure…

L.G.: Oppure se ci porta verso un qualcosa che può essere introdotto nel nostro psicologismo dalle sovrastrutture che dominano in questo periodo la pseudo cultura attuale: mi dispiace ma vivo l’attuale livello culturale nell’Occidente come un degrado, paragonabile al basso impero, quello che precedette l’arrivo dei barbari.

C.M.: Dove trovare stimoli per risollevare le nostre carenze?

L.G.: Anche nel Vangelo… Prendiamo la parabola del paralitico che urla per le strade di Gerusalemme mentre i discepoli di Gesù cercano di farlo tacere. Lui si avvicina e gli rivolge una domanda cristallina “Vuoi tu guarire?”. Quante sono le persone che vanno in psicoterapia per poter dire di aver fatto un percorso simile, ma in realtà hanno fatto scelte superficiali, in base alla moda, a una presunta fama? La volontà di guarire inizia già dalla scelta del terapeuta.

Quel “Vuoi tu guarire” significa “Se ti guarisco, poi ti alzi e non ti risparmi la fatica di vivere: adesso hai la carità del tempio, tiri avanti, hai il diritto di lamentarti. Quanto hai voglia di prendere in mano la tua vita e affrontarla nella realtà?” Adler diceva che non lo preoccupava la gravità del malato, ma piuttosto lo scoraggiamento del soggetto, quanto il soggetto avesse o meno profondamente voglia di guarire.

C.M.: “Vuoi tu guarire” potrebbe sottintendere “Se ti tolgo la causa della malattia senza che tu percorra il faticoso cammino, non ti sarebbe utile”

L.G.: Sì, lo trovo nelle persone che vengono da me e con le quali camminiamo insieme. Molte volte devono essere alfabetizzate a lavorare su di sé, perché a loro sfugge un concetto che per me è alla base della crescita personale: “Io non ho il diritto di star bene, ho il dovere di stare bene, ho il dovere di spendere bene le mie giornate”.

C.M.: Amore e Psiche a una prima lettura indica le dinamiche familiari: quanto queste incidono come problematiche presenti fra i suoi pazienti?

L.G.: In una coppia c’è l’incontro di due stili di vita che hanno un vissuto con modelli di vita acquisiti nei primi anni differenti.

“Moglie e buoi dei paesi tuoi” stava a indicare che essendo dello stesso sostrato etnico, ci fosse similitudine, punti di riferimento che potevano incontrarsi e armonizzarsi. C’è il momento dell’innamoramento, poi arriva l’amore, lo star bene insieme, poi il volersi bene e via via col tempo. Sono due mondi diversi che si incontrano: anche in quelli che hanno avuto indicazioni simili – oggi sempre più difficile – ci sono le differenze nell’acquisizione di modelli (che si formano nei primi 6/8 anni di vita); poi noi cambiamo perché entriamo in una realtà dinamica per cui ciò che ho incontrato non è detto che abbia prodotto dei cambiamenti adeguamenti, una visione più efficace nel considerare la realtà esterna. E poi difficilmente due persone camminano con la stessa velocità, hanno le stesse modalità di vedere e di comprendere gli accadimenti.

C.M.: Venere e Psiche, rapporti fra nuora e suocera?

L.G.: Forse oggi c’è una maggior comprensione verso la giovane sposa nel portare avanti la vita attuale, però sembrerebbe un incremento di disponibilità più apparente che reale. L’archetipo millenario della mamma col figlio maschio, che è un suo possesso, è dominante, anche se razionalmente la suocera stessa tende a non accettarlo: nel profondo dell’inconscio però qualcosa gioca. E poi cambia molto da regione a regione…

C.M.: COVID e terrorismo mediatico…

L.G.: Pericolosissimo. Sono durissimo e molto critico. Verso gli amministratori sia locali sia nazionali: una vergognosa incompetenza. Va bene affrontare il dramma sanitario, va bene e speriamo presto che venga affrontato il dramma economico, ma già sei mesi fa ho predetto che saremmo andati incontro a un pericoloso incremento di patologie per motivi d’ansia, attacchi di panico, fobie, nevrosi, insonnie, tachicardie. Quando verrà meno l’impegno a tenerci in piedi, perché potremo rilassarci, dalla memoria del corpo emergerà il vissuto, riempiendoci di questi inquilini.

C.M.: Ma le società farmaceutiche saranno pronte a sostenerci…

L.G.: Domandiamoci allora che significato ha un terrorismo mediatico di questa entità. Ne parlo, ma in generale, esponendo questi dubbi, rischiamo di uscire da quel falso storico che è il “political correct”. Ho apprezzato moltissimo quei 150 intellettuali americani che hanno fatto un manifesto contro la dittatura del political, che vuol dire il falso, ciò che non puoi dire. È la distruzione del tessuto sociale che si accompagna con il “tutto e subito”.

C.M.: Tutto e subito?

L.G.: È il frutto del pragmatismo americano: introdotto da Dewey, un pensiero raffinatissimo che nasceva da una conoscenza filosofica con radici addirittura nei presocratici. Da non confondere con quello deteriore di chi non ha il concetto dell’elaborazione profonda delle situazioni. Ricordo di aver spiegato, con una certa ironia, a una signora con pretese di risultati immediati, quanti mesi erano necessari a una creatura per formarsi e venire al mondo. Dove si può accelerare, ben venga la velocizzazione, ma diventarne dipendenti col rischio di trascurarne troppe parti, non è salutare.

C.M.: Depressione e aggressività, le due reazioni presenti in questo periodo.

L.G.: L’aggressività è quasi sempre espressione di impotenza di fondo: se la persona è forte ha una sicurezza di base (ed è uno dei lavori della psicanalisi), un’adeguata fiducia in se stessa – non presunzione – raggiunge quell’equilibrio che impedisce raramente l’espressione di forme di aggressività, tanto meno diventa offensivo. L’aggressività può essere curata da un adeguato sostegno dell’io, cosa non facile perché si fa attraverso azioni concettuali, ma anche attraverso esercizi mirati.

C.M.: Tra i suoi pazienti trova più persone con problemi di aggressività o depressione?

L.G.: Dipende dai presupposti iniziali del soggetto. Chi portava in sé fattori di energia male indirizzata si è diretto verso l’aggressività; chi aveva già qualche deficit energetico è andato verso la depressione, una depressione reattiva, non endogena, data dai fatti. Dal dilagare della modalità angosciante usata dai mass media ci troviamo come nel dopoguerra. Allora eravamo distrutti, ma con la speranza della ricostruzione; oggi no. Oggi siamo stati colpiti dal messaggio che non ci possa essere un futuro adeguato. La fiducia nel domani mette in moto delle forme di energia: se massacro la speranza, mi chiudo in un inferno che diventa un inferno di vita perché mi abituo a vedere quasi esclusivamente ciò che non va nelle situazioni.

C.M.: È il distanziamento sociale o la mascherina, il nostro nemico più pericoloso?

L.G.: Il distanziamento. L’uomo è relazione, ha bisogno del contatto di trovarsi con amici, di comunicare, di confrontarsi.

C.M.: E nei giovani?

L.G.: Non a caso hanno reagito con momenti di pseudo libertà di nascosto, con grande avvicinamento. Sabato pomeriggio in piazza Vittorio erano uno addosso all’altro, senza mascherina. La ribellione è già una caratteristica dell’adolescenza, ma dopo un anno di repressione il minimo è capirli, non approvarli, ma capirli.

C.M.: La maschera ha creato un mondo parallelo…

L.G.: In analisi ha creato danni enormi. Ognuno si esprime non solo con la voce, ma con lo sguardo, con il sorriso, con la postura ecc. per cui questa censura ha eliminato il linguaggio del corpo e specialmente del viso. L’aspetto che questa situazione ha danneggiato maggiormente è la possibilità di vedere la reazione nell’espressione dell’altro: non parliamo poi della seduta attraverso il video, dove non si percepiscono le mille sfumature che in presenza un analista può cogliere.

C.M.: Perché non sono stati intervistati, anzi sono stati ridicolizzati, premi Nobel come i professori Montagner, Tarro e altri ricercatori come Montanari?

L.G.: Come mai i giornalisti invece di andare a cercare i veri nomi ci hanno martellato con personaggi assai discutibili? Forse perché i veri nomi sanno penetrare il problema con quella efficacia che non sempre l’intervistatore desidera. Lei conosce la “Teoria dei sospetti, con le idee di Freud, Nietzsche e Schopenhauer”? Ci sono bravi medici, ma sono stati interpellati solo pochi virologi. Spesso vedo intervistate non persone di maggior prestigio scientifico, ma quelle di maggior conoscenze in ambito di comunicazione… Qualche ragione c’è.

C.M.: La ruota degli eventi è fatta girare da SERPENTE, MAIALE e GALLO: quale il più fastidioso?

L.G.: Vanità. Tipica della persona invidiosa. Invece di osservare il proprio valore e quanto può migliorare, l’invidioso gioisce di mostrare agli altri quanto poco vale l’altro. Anche il serpente nell’Eden tocca la vanità, ma qui interviene il concetto della conoscenza. Ogni volta che l’uomo si è avviato sulla strada della conoscenza è stato punito dagli dei. Dalla Torre di Babele, a Prometeo, all’Ulisse di Dante, la conoscenza viene vista come pericolosa, persino dall’inquisitore ne “Il nome della rosa”.

Per quanto mi riguarda sono sicuro che con la conoscenza non diventeremo mai gregge, per cui non ci porteranno dove vogliono. Tutto ciò è molto importante.

PAROLE A NUDO – Salone del libro 2023

PAROLE A NUDO – Salone del libro 2023 BLAST

In occasione del Salone del Libro di Torino siamo lieti di comunicarvi che il ns Prof. Lino Graziano Grandi avrà uno spazio domenica 21 maggio alle h. 15,00 presso lo stand UELCI per presentare l’ultimo libro, “Parole a nudo: per un’ecologia psicologica del quotidiano”. Sarà occasione per dialogare con l’autore su alcune delle tematiche affrontate nell’elaborato, accompagnati dai dott.i Paolo Barcucci e Pierluigi Capra. Data la rilevanza del testo la casa editrice Effatà l’ha voluto inserire nella collana “Vivere in pienezza”. Certi di vedervi numerosi domenica prossima alleghiamo la locandina e vi invitiamo ad condividere l’evento fra i nostri contatti.

ATTRAVERSANDO L’ULTIMO VELO

ATTRAVERSANDO L’ULTIMO VELO BLAST

INGRESSO GRATUITO

Carissimi/e, vi segnaliamo con piacere questo interessantissimo evento a cui parteciperà il nostro Prof. Grandi. Verrà trattato il delicato tema del fine vita, visto da diverse prospettive, con il contributo di relatori di altissimo livello.
Un momento di approfondimento professionale e culturale da non perdere e da diffondere ai nostri contatti.

Biblioteca Civica “Antonio Arduino”, Via Cavour, 31, 10024 Moncalieri TO
L’incontro sarà trasmesso in diretta sulla Pagina:
Facebook @BiblioMonc
Ingresso libero per Info: 011/6401600

Un incontro presentato dalla scrittrice e poetessa Chicca Morone, presidente de “Il mondo delle idee”, rivolto ad un argomento estremamente delicato. Un argomento che non viene quasi mai trattato durante gli incontri pubblici, ma che interessa ogni essere vivente: la Morte.

L’Evento affronterà approfondimenti sul tema del fine vita, cercando di comprendere perché un fenomeno così naturale debba essere ancora considerato un tabù.

L’atteggiamento di paura verso l’ignoto salto verso l’abisso viene affrontato da medici, psichiatri, psicologi, filosofi, poeti, teologi, biologi e da figure di intellettuali in modo assai diverso.

Inoltre l’atteggiamento della paura spinge chiunque, o quasi, ad esorcizzarne la presenza, se non addirittura a negarla con l’arma della palese indifferenza.

Riteniamo che i tempi siano maturi per affrontare con determinazione un argomento tanto poco discusso dai media ma affrontato con grande riservatezza e discrezione negli ambienti che si occupano di questioni spirituali.

Forse dovremmo stupirci di provare imbarazzo o disagio di fronte ad un evento inevitabile e necessario per gli equilibri biologici del Pianeta.

Senza la morte biologica il nostro Pianeta sarebbe invivibile: un ossimoro, forse, ma solo in apparenza.

Ascolteremo tre interventi:

Il primo sarà curato dal Prof. Marco Matteoli di Carrara, affronterà la visione prospettica di come il Divenire venne vissuto nel XVI secolo, ed in particolare verrà descritta la “Visione del Mondo” di Giordano Bruno, di cui Matteoli è illuminato studioso e conoscitore, con particolare riferimenti alle opere che trattarono il tema di vita, morte e reincarnazione.

Il secondo intervento, curato dal Prof. Lino Graziano Grandi, descriverà le varie tipologie d’approccio al fine vita, che possano essere adottate dal Terapeuta per tutelare l’equilibrio psicologico del paziente. Il fine sarà sempre quello di rendere meno dolorosa la fase terminale della vita, le varie strategie psicodinamiche saranno affrontate per coglierne le differenze.

Infine il terzo intervento, declinato dal Dr. Emilio Terziano, medico che si occupa anche di accompagnamento alla morte, di regressione ipnotica, di medicina vibrazionale, affronterà, introducendoci nel mondo delle cosiddette energie sottili, le varie fasi del passaggio tra la cosiddetta Vita e l’Oltre.

Dr. Giancarlo Guerreri – Moderatore dell’incontro

Auguriamo a tutti una proficua partecipazione all’incontro.

RELATORI

Marco Matteoli

Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. È stato ricercatore in Storia della filosofia del Rinascimento e dell’età moderna presso la Scuola Normale Superiore e presso l’Università di Pisa. È autore di Nel tempio di Mnemosine, di L’arte della memoria di Giordano Bruno (Pisa 2019) ed è uno dei curatori delle edizioni critiche delle opere mnemotecniche e lulliane di Giordano Bruno (Milano 2004, 2009, 2012). Il Prof Matteoli, allievo del Prof. Ciliberto, è uno tra i più qualificati studiosi dell’Opera bruniana.

Lino Graziano Grandi

Nato a Cuneo è laureato in filosofia e specializzato in psicologia clinica (corso universitario triennale presso l’Università di Torino) nel 1972. Ha insegnato psicologia del lavoro e psicologia clinica presso le Facoltà di Filosofia e specialità in Psichiatria, in particolare prima dell’avvento della Facoltà di Psicologia. Ha svolto attività psicodiagnostica e psicoterapeutica per il Ministero di Grazia e Giustizia ed è Consulente della Sacra Rota. Ha avviato il primo Centro di Ascolto e di sostegno psicologico presso Scuole Medie inferiori e superiori nella città di Torino.

Emilio Terziano

Medico ospedaliero di grande esperienza, che ha approfondito il suo interesse per le medicine complementari. Andare oltre la medicina ordinaria, esplorando soluzioni a impatto zero che consentano di arrivare anche là dove le terapie tradizionali non hanno effetto. Ostetrico e ginecologo di grande esperienza, medico ospedaliero fino al 2007, il dottor Emilio Terziano ha approfondito lo studio di svariate metodiche complementari: agopuntura, omeopatia, orgonoterapia, ipnosi e medicina energetica vibrazionale. Una prospettiva diagnostica e terapeutica, quella delle “energie sottili”, rivelatasi efficace anche nei casi di pazienti affetti da importanti patologie, neoplastiche e degenerative e, unitamente all’ipnosi, nell’accompagnamento alla morte.